Sandra Pietrini

Università degli Studi di Trento

La memoria del teatro antico nell’iconografia tardomedievale

Pubblicato in La scena assente? Realtà e leggenda sul teatro nel Medioevo, Atti del Convegno di Studi (Siena, Certosa di Pontignano, 13-16 giugno 2004), Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2006, pp. 193-227.

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Nel corso del Medioevo, con la rinascita dell’interesse per il teatro antico si fa lentamente strada un’immagine della scena e dell’attore, composta per lo più da frammenti di reminiscenze erudite tramandate dai dizionari e dalle enciclopedie altomedievali. Le illustrazioni dei manoscritti terenziani e della traduzione francese della Città di Dio, con commento di Raoul de Presles, hanno contribuito a diffondere un fantasioso immaginario iconografico, in cui la scena teatrale è ricostruita mediante un’accumulazione di nozioni e la figura dell’attore si contamina con l’immagine degradata del giullare.

Un’insolita scena animata: l’immagine del teatro antico in un dipinto del Cinquecento

Pubblicato in “Venezia Arti”, 19-20, 2005-2006, pp. 47-60.

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In un disegno attribuito a Pirro Ligorio è raffigurato un teatro antico a forma semicircolare, con la cavea e l’orchestra, dove si stanno svolgendo una performance coreutica e una rappresentazione su un palco improvvisato. Se per certi aspetti il disegno si può annoverare fra le ricostruzioni archeologiche dei monumenti antichi, presenta tuttavia alcuni elementi incongrui e conflittuali, come la presenza di due palcoscenici e la ripresa di un altorilievo di epoca romana. Ancora più interessante è un dipinto quasi sconosciuto, di autore ignoto e datazione incerta, che raffigura un teatro molto simile. Forse attribuibile al Pozzoserrato, presenta varianti interessanti, che suscitano una serie di interrogativi a cui è possibile dare solo risposte ipotetiche. Entrambe le raffigurazioni rinviano comunque a un’immagine composita e ancora molto nebulosa della dinamica scenica, come se il teatro antico, di cui si sono riscoperte le forme architettoniche, fosse un contenitore vuoto da riempire con elementi disparati.

Fra finzione e passione: il lavoro dell’attore nella Faustin di Edmond de Goncourt

Pubblicato in “Ariel”, 2, maggio-agosto 2005, pp. 81-109. Quadrimestrale di drammaturgia dell’Istituto di Studi Pirandelliani e sul teatro Italiano Contemporaneo

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Se le riflessioni teoriche sulla preparazione dell’attore alla parte raggiungono nell’Ottocento una particolare densità e diffusione, interessanti suggestioni si trovano anche nei romanzi che narrano la vita di un’attrice, come la Faustin di Edmond de Goncourt e The Tragic Muse di Henry James. A partire dalla metà dell’Ottocento, l’idea dell’attore come individuo dotato di ‘personalità multiple’ si diffonde fra l’altro anche in ambito scientifico. La preparazione alla parte della Faustin si fonda sull’identificazione progressiva nel personaggio, con una permeabilità alle emozioni che espone al rischio della perdita di identità e dello sdoppiamento. D’altra parte, l’istinto teatrale e la capacità di trarre ispirazione dalle esperienze personali fanno della Faustin un esempio inquietante di attrice-sciacallo, che si nutre della vita per riversarla nella propria arte.

Medieval Ideas of the Ancient Actor and Roman Theater

Pubblicato in The Dramatic Tradition of the Middle Ages, New York, AMS Press, 2005, pp. 275-296.

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Throughout the Middle Ages, the ancient stage and acting were the subject of medieval reconstructions which also ispired the illustrators of manuscripts. Scattered comments referring to Roman theatre, mingled with observations from contemporary spectacles, were derived from early medieval glossaries and found their way into the antiquarian definitions of learned humanists. The identity of the actor in the medieval conception of ancient theatre is blurred and influenced by the performances of jesters. This indefinite idea of theatre is also to be caught in the illustrations of the comedies of Terentius and in some XVth century miniatures of the City of God, translated and commented by Raoul de Presles, where the ludi scenici are represented as a court dance or a sort of tournament.

Medieval Institute Publications Western Michigan University

Tipologie e modelli di attori: dal buffone medievale al fool shakespeariano

Pubblicato in Attori di carta. Motivi iconografici dall’antichità all’Ottocento, Roma, Bulzoni, 2005, pp. 55-87.

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Dal performer medievale, professionista del divertimento, all’attore come interprete di un personaggio drammatico non esiste una vera continuità. In Inghilterra, negli ultimi decenni del Cinquecento, il buffone Richard Tarlton riusciva tuttavia a dividersi fra il mondo della corte e quello della scena. Agli inizi del Seicento, allorché gli ultimi intrattenitori di corte mutarono caratteristiche e funzioni, diventando simili ai cortigiani e persino ai diplomatici, emerse la figura del fool, in cui un attore professionista rappresentava la parte di un buffone di corte, come Touchstone e Feste nelle commedie di Shakespeare. Ma come venivano rappresentati questi personaggi? Sul costume dei principali interpreti dei fools, fra i quali Will Kemp e Robert Armin, si possono avanzare soltanto delle ipotesi, poiché le indicazioni testuali sono ambigue e contraddittorie, a conferma del fatto che la figura stereotipata del buffone trasmessa dall’iconografia medievale veniva rielaborata e riadattata dalla libera inventiva degli attori.

La messa in scena del ratto delle Sabine

Pubblicato in “Teatro e storia”, 2004, 25, pp. 29-37. Rivista Culturale di Teatro. Bulzoni Editore

Uno dei pochi documenti iconografici in cui è raffigurato un edificio teatrale è una miniatura contenuta in un manoscritto francese della Storia di Roma di Tito Livio, illustrato intorno al 1478 per François de Rochechouart. La miniatura raffigura il ratto delle Sabine all’interno di un teatro romano e presenta elementi di somiglianza con il Martirio di Sant’Apollonia in un théâtre en rond nel Livre d’Heures d’Etienne Chevalier. Anch’essa  è stata molto probabilmente eseguita da Jean Fouquet o dai suoi allievi. A una raffigurazione plausibile di edificio teatrale, desunta dall’osservazione e non dai bizzarri modelli che circolavano nell’immaginario, si affiancano elementi giustapposti in modo incongruo, come l’altare posto al centro dell’orchestra e il buffone. L’azione scenica è del tutto indefinita e tende ad essere rimpiazzata, agli occhi dell’osservatore, con il rapimento delle Sabine, posto in primo piano come su un palcoscenico. La miniatura riecheggia così secoli di condanne del teatro, occasione di violenza e incitamento al peccato.

Stolti, buffoni e chierici nell’iconografia medievale

Pubblicato in “Quaderni Medievali”, 56, dicembre 2003, pp. 14-56. Edizioni Dedalo

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La raffigurazione di un folle nell’iconografia biblica del Salmo 52 acquista un particolare significato se analizziamo i tipici attributi della figura nei manoscritti del XIII e nel XIV secolo e la sua graduale trasformazione da un insipiens nudo o seminudo in un buffone di corte. Nel processo di metamorfosi dalla clava tradizionale alla marotte, si possono individuare alcune fasi intermedie che meritano di essere studiate. Curiosamente, le prime comparse di questo attributo tipico dei giullari sono proprio in alcune illustrazioni in cui l’insipiens è raffigurato come un chierico vagante, spesso con una tonsura a croce (un evidente segno di infamia). In altre miniature la satira tende a sottolineare l’analogia tra il folle biblico e altre figure emarginate, come i suonatori girovaghi, raffigurati con strumenti musicali assurdi come pinze da camino, ossa mandibolari e code di cani.

La rinascita dei piccoli teatri. Il nuovo Museo del Teatro, della Scenografia e del Costume di Bibbiena

Pubblicato in “Ariel”,  2, maggio-agosto 2003, pp. 15-18. Quadrimestrale di drammaturgia dell’Istituto di Studi Pirandelliani e sul teatro Italiano Contemporaneo

arielcA Bibbiena, nel cuore del Casentino, ha preso l’avvio un progetto finalizzato al recupero di antiche strutture teatrali e all’istituzione di un centro permanente di documentazione sulla scenografia. Il Museo del teatro, della Scenografia e del Costume è stato inaugurato con una mostra dei bozzetti di scena e dei figurini di Pier Luigi Pizzi, che ha collaborato anche alla ristrutturazione del Teatro Dovizi. Fra le varie iniziative, la realizzazione ogni anno di un festival barocco e l’istituzione di corsi di formazione professionale per operatori teatrali.

Medieval Fools in Biblical Iconography

Pubblicato in “Medieval English Theatre”, 24, 2002, pp. 79-103.

From the XIIIth century on, the illuminators of the Bible began to draw the figure of an idiot inside the initial of the Psalm 52 (“Dixit insipiens in corde suo: Non est Deus”). In the following centuries, this image of a poor outcast gradually changed into that of a court entertainer, wearing his typical multicolour costume and holding the distinctive club of jesters, the marotte. While until the XIVth century the representation of the Biblical fool in the guise of an idiot appears to hint to a moral condemnation, in a late specimen the illustration of the Psalm 52 shows the portrait of a real jester, William Sommer, depicted together with his king, Henry VIII. The metamorphosis of the idiot into a buffoon reveals the waning of the medieval link between folly and sin and shifts the focus to the simulated and socially accepted transgression of the buffoon.

Iconographical Models in Various Contexts: the Roman Theatre in a French Manuscript of Titus Livius

Pubblicato in “European Theatre Iconography”, Roma, Bulzoni, 2002, pp. 155-169.

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In a French XVth century manuscript of Titus Livius’s History of Rome is depicted the abduction of the Sabines during a theatre performance, with the audience arranged on a wooden framework similar to the scaffolds used for mystery plays and jousts. The theatrical structure represented in the miniature, which resembles to the more famous Martyre de Sainte-Apolline of Jean Fouquet, differs from the fanciful theatre buildings described and depicted in late medieval sources. The illustration of the Titus Livius’s manuscript is also a crossroads of iconographical models and theatre icons. The representation in the middle is a bizarre patchwork of elements, revealing a blurred notion of the Roman theatre, and the observer’s eye tends to replace it with the figurative theme, the abduction of the Sabines, placed in the foreground as upon a stage.